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dobbiamo aprire la parola del Signore, la Bibbia nella prima lettera ai tessalonicesi e leggiamo quattro versetti dal capitolo due, gli ultimi quattro versetti del capitolo due, i versetti dal diciassette al venti prima tessalonicesi due diciassette quanto a noi fratelli privati di voi per breve tempo, di persona ma non di cuore, abbiamo tanto più cercato, con grande desiderio, di vedere il vostro volto. Perciò più volte abbiamo voluto, almeno io Paolo, venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. Qual è infatti la nostra speranza? o la nostra gioia, o la corona di cui siamo fieri. Non siete forse voi, davanti al nostro Signore Gesù, quando Egli verrà? Sì, certo, voi siete il nostro vanto e la nostra gioia. Questa mattina torniamo all'esposizione di prima tessalonicesi dopo una pausa di quattro settimane. Vi ricordo che il contesto e l'argomento principale di questo capitolo e la difesa che Paolo Silvano e Timoteo stanno facendo delle loro persone, del loro ministero, del loro messaggio. E questo ha lo scopo di respingere le accuse che erano state mosse nei loro confronti da parte di nemici che dopo la loro partenza si erano insinuati avevano cercato di instillare pensieri malvagi nella mente di questi tessalonicesi. Una di queste accuse evidentemente era quella della mancanza di vero affetto, di attaccamento, insomma di un certo disinteresse circa le loro persone e il loro bene spirituale. queste persone dicevano loro molto probabilmente beh ma insomma in fondo questi missionari che sono venuti e vi hanno predicato il vangelo poi se ne sono andati non sono più tornati ma questo è il bene che vi vogliono questo è l'affetto questo è l'interessamento che loro hanno di voi questo è il desiderio del vostro benessere spirituale tutto qui tutto qui non sono che parole e questo in qualche modo trovava un appiglio perché non erano potuti ritornare tra di loro presto, era passato un certo tempo, possiamo immaginare che, sapete come dovessero andare via abbastanza velocemente da Tessalonica, avranno detto non vi preoccupate, torniamo presto a trovarvi, ma passava il tempo e questo non era accaduto. Questi tessalonicesi avranno potuto pensare, ma forse questa gente che parla male di Paolo, Silvano e Timoteo avrà ragione. Sapete come funziona, no? c'è la lontananza, poi cominciano ad avvenire dei pensieri che sono malvagi e se queste persone avessero davvero ragione... e beh, però Paolo, Silvano e Timoteo ci hanno scritto una lettera, non è forse questo il segno della loro benevolenza, sì, però una lettera in fondo che cos'è, cosa dimostra questo proposito. Queste persone avevano bisogno di essere rassicurate del fatto che, seppure non erano tornati presto a vederli, però c'era un grande desiderio di stare con loro, di godere della comunione cristiana che purtroppo era stata interrotta. Però vorrei che comprendessimo bene che sebbene questi quattro versetti hanno proprio questo sfondo, questa necessità di giustificare la loro assenza, ritengo che però lo scopo primario più importante, l'insegnamento più importante e anche interessante per noi sia proprio quello che riguarda la comunione cristiana, cioè il risultato della nostra unione con Cristo che ci rende membra dello stesso corpo e che ci fa felicemente godere degli stessi beni. Questo è in fondo l'insegnamento più importante. I cristiani non sono semplicemente delle persone che pensano le stesse cose, che dicono le stesse cose, che si riuniscono in uno stesso posto, vivono in una stessa città o hanno una stessa tradizione. I cristiani sono persone che sono state mediante la fede unite a Gesù Cristo. e in quanto unite a Gesù Cristo sono unite anche gli uni con gli altri, come tralci attaccati all'unica vite sono anche attaccati gli uni con gli altri. La nostra unione con Cristo ha creato la nostra comunione. Siamo stati battezzati da un unico spirito per formare, dice la parola del Signore, un unico corpo. Non siamo tanti individui salvati che vivono godendo della loro relazione con Dio e della salvezza e dei benefici della salvezza, ciascuno per conto proprio, siamo fatti parte di un popolo, di un corpo, siamo una cosa sola. E questo è sicuramente l'insegnamento più importante di questi versetti, perché la coinonia, la comunione cristiana è una delle grandi benedizioni, è uno dei principali effetti della salvezza. Molte volte quando pensiamo agli effetti della salvezza noi pensiamo giustamente al perdono dei peccati, alla nostra adozione, alla nostra giustificazione, alla nostra santificazione, al dono della vita eterna, alla speranza, eccetera. Ma uno dei benefici della nostra salvezza, non da poco, e essere fatti membra del corpo di Cristo, essere, diventare noi che non eravamo un popolo, diventare popolo di Dio. E Paolo qui con Silvano e Timoteo, vi ricordo che questa epistola non si dovrebbe chiamare l'epistola di Paolo ai Tessalonicesi, ma si dovrebbe chiamare l'epistola di Paolo, Silvano e Timoteo, parlano sempre al plurale, no? Quindi qui i missionari, Paolo, Silvano, Timoteo spiegano, e qui Paolo poi parla in prima persona, menziona se stesso in prima persona, questo è un passo importante di questa sofferenza che avevano o che Paolo aveva per la mancanza della comunione guardate cosa dice al versetto diciassette e diciotto parla di aver cercato con grande desiderio di vedere il volto e privati di voi per breve tempo di persona ma non di cuore abbiamo tanto più cercato con grande desiderio di vedere il vostro volto. Perciò più volte abbiamo voluto venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. Insomma, in queste parole dell'Apostolo noi troviamo sicuramente il senso della mancanza, il senso del lutto, il senso della sofferenza per la lontananza, l'assenza. In altri termini troviamo quella che si potrebbe definire come la nostalgia della comunione goduta. Silvano, Timoteo erano stati poco tempo con questi credenti, ma quel poco tempo era bastato per sperimentare questa gloriosa, bellissima unità, unione, comunione in Cristo e adesso che erano stati separati soffrivano e qui Paolo lo dice. sentiamo le parole della sofferenza, comprendiamo questa nostalgia della comunità. Ora la nostalgia è un sentimento umano che è molto diffuso, può scaturire da varie motivazioni ed è sempre presente dove c'è l'amore se noi ci separiamo dalle persone amate la prima cosa che noi diciamo loro mi manchi". Se siamo veramente affezionati sentiremo il senso del vuoto per la mancanza di questa persona. Quindi questa nostalgia è il senso della mancanza, dove c'è l'amore, questo senso di mancanza e di rammarico per ciò che si è perduto, che non si ha, unito al desiderio di riaverlo. E' proprio questo, se ci pensate, uno dei segni distintivi della nostra umanità decaduta. Per natura siamo stati creati per avere comunione con Dio. E il peccato ha prodotto la separazione da Dio, la lontananza da Dio, la perdita di Dio. e anche se a volte non ce ne rendiamo conto, anche se a volte questo sembra un sentimento irrazionale, di tristezza, ma che cosa ho? Che cosa mi manca? Ma perché mi sento così? E' il senso dell'assenza di Dio che produce Questo vuoto, come diceva Blaise Pascal, l'uomo nel suo cuore ha un vuoto che è a forma di Dio e Agostino diceva tu ci hai creati per te stesso e noi non possiamo trovare pace fino a quando non troviamo te nuovamente. Questa è quella ragione per cui l'uomo senza Dio non può essere felice. Vive in questo senso costante di nostalgia, di qualcosa che si è perduto, anche se non lo sa e non lo identifica spesso. Ma questa nostalgia è appunto uno dei segni distintivi della nostra umanità decaduta e sebbene potrebbe sembrare irrazionale e un sentimento che è conseguenza della nostra caduta del peccato che ha prodotto la perdita della comunione con Dio e quindi di tutto quello che è divino. Quando l'uomo pecca nei confronti di Dio, si separa da Dio, si separa anche dal proprio simile, ad Amo, da Eva, Caino, da Abele. e quindi tutto ciò che è di divino, tutto ciò che c'è di bello, di buono, di grande, di glorioso, di soddisfacente. Vi ricordo l'uomo perse il giardino dell'Eden e tutte le delizie e le bellezze che erano lì. Quando si perde Dio si perde tutto e si sente questo senso di nostalgia, di mancanza, di tristezza, di dolore. e Paolo parla di questa nostalgia della comunione con i fratelli, con il popolo di Dio. Ora, questo sentimento noi lo troviamo anche altrove nella scrittura. Ci sono almeno due punti che sono venuti alla mia mente considerando questo sentimento. Uno è, vi ricordate il Salmo 42? Nel Salmo 42 il salmista dice perché, anima mia, perché ti commuovi, perché ti abbatti dentro di me? Spera in Dio, perché io lo celebrerò ancora? E nel Salmo 42 c'è proprio questo senso di lontananza, di mancanza e una delle mancanze e quella della privazione della comunione con il popolo di Dio. Infatti al versetto andando più avanti dice io ripenso con ricordo con profonda commozione, versetto 4, il tempo in cui camminavo con la folla verso la casa di Dio, tra i canti di gioia, di lode, di una moltitudine in festa. Qui il salmista sta pensando, sta ricordando a quando adorava Dio, insieme ai fratelli, insieme al popolo di Dio, e cantando, si rallegrava insieme. Allora adesso è lontano, adesso non c'è, ha nostalgia, è la sua anima, è abbattuta. Ecco, questo sentimento, questo è il sentimento di cui parla Paolo. E non solo! C'è un altro passo che è venuto alla mia mente, in Isaia, al capitolo 63, dove il profeta Isaia lamenta il senso dell'assenza di Dio. Guarda dal cielo e osserva dalla tua abitazione santa e gloriosa dove sono il tuo zelo, i tuoi atti potenti, il fremito delle tue viscere e le tue compassioni. Non si fanno più sentire verso di me. il profeta, il popolo di Dio, il salmista, l'apostolo Paolo, sperimentavano il senso, il bisogno emotivo della gioia che deriva dalla comunione con Dio e dalla comunione anche del popolo di Dio. Sofferenza per questa mancanza è una grande sofferenza. una vera sofferenza. Qui si parla di grande desiderio. Se poteste leggere il greco vedreste che qui la parola desiderio è la stessa parola che altrove viene tradotta anche concupiscenza o desiderio intenso, epitomia. Cioè è un desiderio fortissimo, un desiderio che ha la potenza di trascinare la nostra volontà. Cioè Paolo qua non è che sta dicendo eh mi piacerebbe essere con voi, mi farebbe piacere. No, qua sta dicendo io ho un fortissimo desiderio, ho una spinta interiore, sento fortemente il senso di questa mancanza. Tanto è vero che dice ho cercato in tutti i modi, qui Paolo dice abbiamo tanto più cercato con grande desiderio di vedere il vostro volto, perciò abbiamo voluto venire da voi ma Satana ce l'ha impedito. In altri termini, vi è mai successo per esempio che qualcuno vi fa una telefonata? voi non potete rispondere. Ora, questa persona che vi ha telefonato, diciamo che non è che vi faccia tanto piacere parlare con questa persona, però vi ha telefonato e il vostro telefonino è un'accusa perché vi dice questo e vi dice che l'hanno cercato, no? E allora dite vabbè, la devo richiamare. e la richiamate, però fa squillare una volta, due volte, tre volte e poi spegnete il telefono, ho dato di nuovo, ho fatto tutto quello che potevo fare, t'ho richiamato, adesso la palla torna sul tuo campo. Ecco, questo è esattamente il contrario di quello che dice l'Apostolo Paolo. è un modo per liberare la nostra coscienza, ma non c'è vero affetto, non c'è vero desiderio, non c'è vero amore, non c'è il piacere di parlare con quella persona. Qui Paolo dice noi non abbiamo fatto così, noi non solo abbiamo il desiderio, non solo ve lo diciamo, abbiamo fatto di tutto per poter essere con voi e non è stato possibile. Ecco questo è una vera sofferenza. ed è una grande sofferenza. Paolo parla di questo essere privati di voi. Viene usato qui un verbo che lo trovate soltanto qui nel Nuovo Testamento. ve lo dico non tanto per amore del greco ma perché ha una assonanza e comprendiamo subito che cosa significa, è aporfanizzo, significa sono orfano. Quando lui dice siamo stati privati di voi usa questo termine, significa orfani di voi e si può utilizzare sia per la morte di un genitore che per la morte di un figlio. Il punto è questo, il linguaggio è qui molto forte, Paolo sta parlando di una vera sofferenza, sta parlando di un sentimento di questi missionari che avevano la profonda mancanza di questi fratelli. Vi ricordate che prima ha usato delle metafore familiari, figli, padri, madri? bambini, padri, madri e quindi sta parlando e elaborando in modo coerente il senso, cioè veramente se noi siamo stati dei figli, dei bambini in mezzo a voi, se siamo stati dei padri, se siamo stati delle madri, ora il fatto che padri e madri sono separate dai figli questo produce un senso di mancanza, è come se un genitore che muore, Io non avrei potuto parlarvi del senso di mancanza fino a poco tempo fa che si sente quando un genitore non c'è più con te. Non mi sentivo tutti i giorni con mio papà, ma sapevo sempre che quando avrei telefonato a casa avrei potuto parlare con lui. Quando sarei andato a Messina l'avrei visto. Ora telefono a casa e papà non c'è, non posso più parlare con lui. Vado a Messina e lui non c'è. Il senso della mancanza e il senso che questa situazione non può cambiare. Ora, è esattamente questo il sentimento che Paolo cerca di far comprendere a questi credenti che lui stava provando per il fatto che era separato da loro. Mi sento orfano di voi, mi sento orfano, orfano di voi, un vero dolore, una grande sofferenza, una sofferenza che può cessare solo con la ricongiunzione. Qui Paolo dice questo desiderio può essere soddisfatto quando? Soltanto quando rivedrò il vostro volto. Infatti dice proprio questo, con grande desiderio abbiamo cercato con grande desiderio di vedere il vostro volto. Quindi non basta il ricordo, non è sufficiente una presenza virtuale, ma noi ricerchiamo e tesoreggiamo questo incontro a faccia a faccia. Lasciate che faccia qualche applicazione su questa prima verità che abbiamo visto. Noi conosciamo che cosa è accaduto nel giorno della Pentecoste. quando Pietro predicò il Vangelo e quei 3.000 furono compunti nel cuore e dissero, fratelli, che cosa dobbiamo fare? E la risposta di Pietro fu, ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato. nel nome del Signore Gesù Cristo. E voi riceverete il dono dello Spirito Santo, perché per voi è la promessa, per i vostri figli, per quanti il Signore, il Dio nostro, ne chiamerà. E che cosa è accaduto dopo che quelle persone furono convertite, accettarono la sua parola, versetto 41, quelli che accettarono la sua parola furono battezzati e in quel giorno furono aggiunte a loro circa 3.000 persone ed erano perseveranti nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nella preghiera. Qual è lo standard della Chiesa cristiana? Credere, accettare la testimonianza degli Apostoli ed essere battezzati, non il contrario, Noi continueremo ad affermare sempre che il battesimo cristiano è il battesimo dei credenti. poi essere aggiunti alla Chiesa, quindi furono battezzati e in quel giorno furono aggiunti alla Chiesa, cioè vuol dire che diventarono membri di Chiesa, si identificarono con il popolo di Dio. E non solo, continua la storia, perseveravano nell'insegnamento apostolico, nella comunione, nel rompere il pane, nelle preghiere. Questa è la vita cristiana. che questo significa essere cristiani. Alcuni pensano che essere cristiani significa credere nel messaggio degli apostoli. Non è così. Per quello che riguarda questo passo, noi comprendiamo che la fede è certamente il primo dei passi, ma non è l'unico dei passi nella vita cristiana. Perché credere certamente è necessario, ma chi crede veramente continuerà a vivere la vita cristiana. È innaturale ed è il fasullo il cristianesimo senza chiesa. Oggi noi viviamo nel tempo in cui ci sono tanti cristiani senza chiesa. il cosiddetto, un'espressione inglese, «believing without belonging», credere senza appartenere. Io credo in Gesù, non credo negli uomini, non credo nella Chiesa. Tutti mi hanno deluso, me ne sto per conto mio. Il cristianesimo della Chiesa è invisibile, la Chiesa è una, ma è invisibile, è il corpo mistico. Ma chi non trova radicamento e pace in un'assemblea costituita da santi visibili, che cosa ne può sapere di questo sentimento di nostalgia di cui parla l'Apostolo Paolo? Comprendete? Vediamo quanto E' importante, è normale la vita della Chiesa in questi termini. Vediamo quanto sono importanti i sentimenti nella vita dei credenti. Sentimenti verso Dio prima di tutto e poi sentimenti verso i propri fratelli. Non si può essere cristiani se il nostro cuore è un cuore di pietra. Non si è cristiani se non si ha un trasporto nel cantare le lodi di Dio, non ci si commuove nell'ascoltare le verità che riguardano la persona di Dio. Non si è cristiani se il nostro cuore non è spinto verso i nostri fratelli. Questo è il cristianesimo biblico. Fratelli, noi vi amiamo e vi amiamo così tanto che adesso il fatto che non siamo con voi ci fa sentire orfani di voi e vorremmo venire con voi perché godiamo quando siamo con voi. Questo è il senso di quello che sta dicendo Paolo, Silvano e Timoteo a questi credenti. I sentimenti, profondi, di affetto, sincero, la cura reciproca. La Chiesa non è un luogo o una compagnia in cui ci si possa sentire isolati, precari o temporanei, ma un popolo al quale ci si dona interamente e prioritariamente. La Chiesa non può essere una parentesi nella nostra vita, un momento della nostra settimana, un giorno della nostra settimana, un'ora della nostra settimana. La Chiesa è la nostra famiglia. è qualcosa a cui ci si dona, dove mettiamo del nostro in termini economici, in termini del nostro tempo, delle nostre energie, che ci fa soffrire quando le cose non sono come dovrebbero essere e ci fa pensare e pregare affinché siano come dovrebbero essere. La Chiesa è così. Questo non soltanto da parte di chi ha dei ruoli nella Chiesa, ma da parte di ogni membro della Chiesa. Prima Giovanni 3,16 parla dell'amore vero che ci deve essere o che c'è tra i veri cristiani. Fratelli, da questo noi abbiamo conosciuto l'amore. Egli ha dato la sua vita per noi e anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Galadi 6.10 afferma che noi dobbiamo fare del bene a tutti quanti, a cominciare dalla famiglia dei credenti. Ci sono delle priorità nella vita dei cristiani e la domanda qui è questa. siamo ambientati, cioè siamo integrati, partecipanti nella vita di questa Chiesa? Ti senti parte di questo corpo o soltanto occupi la posizione di un visitatore, di una visitatrice, di uno che viene, ascolta, si prende il buono e poi è finita lì? Quando non sei con questo popolo, ne senti la mancanza? E come stai contribuendo al bene di questo corpo? Quali sono le difficoltà a questo proposito? E soprattutto, capisci che se tutte queste cose ci sono, devi trovare il modo, bisogna trovare il modo di superarle. Dobbiamo investire se vogliamo arricchire. Perché Paolo aveva questo senso di mancanza? Perché Paolo aveva investito la sua vita perché questa Chiesa esistesse? Un'altra implicazione è che tutto questo ha molte rilevanti implicazioni appunto nel mondo in cui noi viviamo. Noi viviamo in un mondo in cui spesso ci accontentiamo di surrogati, le chiese virtuali per esempio. Capisco che ci possono essere delle persone che non hanno delle chiese nelle vicinanze e allora magari la domenica non sanno dove devono andare perché non hanno un posto dove coscienziosamente possano adorare Dio in spirito e verità e allora si mettono davanti a un computer e si collegano magari con la nostra chiesa o con il culto che si celebra da qualche altra parte. Ma è questa la vita della chiesa? E' questo quello che il Signore è venuto a stabilire sulla terra? io edificherò la mia chiesa. Voleva intendere proprio questo Gesù quando ha detto io edificherò la mia chiesa oppure parlava di un posto fisico fatto da persone che in carne e ossa si incontrano e non soltanto per passare un po' di tempo insieme ma per vivere insieme. Noi viviamo in un tempo di surrogati, amicizie virtuali, abbiamo centinaia di amici ma spesso non abbiamo una spalla su cui piangere quando ne abbiamo bisogno. Abbiamo migliaia di persone che magari possono mettere mi piace a una fotografia che mettiamo su Facebook, su Instagram, su Twitter o qualunque cosa, però poi magari quando le incontriamo quelle stesse persone non ci sanno neanche stringere la mano, darci un abbraccio o leggere se qualcosa non va nella nostra vita guardando i nostri occhi. Viviamo in tempi di questo genere e questa bellezza della affermazione di Paolo, io voglio vedervi, noi volevamo vedervi, a faccia a faccia, è un'altra cosa, è un'altra cosa. quando noi ci riuniamo. Martin Lloyd Jones, il grande predicatore del secolo scorso, parlava di questo romanticismo della predicazione, di questo romanticismo della Chiesa che si riunisce per adorare il Signore. La promessa di Dio, della sua presenza, è lì dove il suo popolo è riunito per adorare. La presenza reale non è Cristo nel pane e nel vino, ma è proprio la sua presenza spirituale in mezzo al suo popolo che si riunisce. E perché non è possibile abbandonare la Chiesa? Perché se un vero credente abbandona la Chiesa non può vivere con il senso di questa mancanza. e se si riesce a viverci c'è da mettere in seria questione la condizione del credente o magari la condizione di quella chiesa. E' vero che su questa terra noi non saremo mai soddisfatti appieno, perfino nelle migliori condizioni, a causa della nostra imperfetta santificazione, a causa dell'imperfetta santificazione degli altri, ma questo senso di mancanza finirà solo nel grande giorno della ricongiunzione. Ci sarà sempre un senso di insoddisfazione nel nostro cuore. Finiamo il culto, è stato bello, andiamo via, sentiamo il senso di mancanza, incontriamo un fratello, stiamo con lui, con una sorella, con lei, poi ci dobbiamo lasciare e sempre sentiremo qualcosa che ci manca, fino a quando? Fino a quando non tornerà il Signore e saremo allora ricongiunti per essere sempre insieme, saremo perfetti. E fino a quando saremo su questa terra avremo sempre qualcosa di imperfetto e vedremo sempre qualcosa di imperfetto negli altri. Ma per amor di Dio, non siano le imperfezioni nostre o altrui ad allontanarci dal popolo di Dio. Non diventiamo cinici. ma piuttosto cerchiamo di vincerli, di superarli. La seconda cosa, e io mi fermerò alla seconda cosa questa mattina, non andrò fino in fondo al mio messaggio, la seconda cosa è questa, e fate attenzione, abbiamo poco tempo, ma voglio che facciate attenzione. Satana è il nemico della comunione cristiana. Paolo dice qui, più volte abbiamo voluto, almeno io Paolo, venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. Ora qui ci potremmo perdere intorno a vedere come ce l'ha impedito, che cosa è successo, perché si è messo di traverso, insomma non lo sappiamo e in fondo se ci pensate non è neanche molto importante. Quello che comprendiamo, quello che è importante comprendere da questo testo è che Satana agisce per impedire o compromettere la comunione. Questo è importante. Che Satana è il nemico della comunione cristiana, che Satana farà di tutto per interrompere la comunione dell'uomo con Dio, come abbiamo visto già da Genesi capitolo 3, ma anche da dell'uomo con l'uomo, cioè dei cristiani. Abbiamo tanti passi che potrei citare, Giobbe, Zaccaria, Daniele, ma vi ricordate Daniele quando a un certo punto si mette a pregare, si umilia dinanzi al Signore, passano tre settimane prima di avere una risposta da parte del Signore. arriva l'angelo e gli dice io è uscita una parola da parte di Dio perché io venissi in soccorso però sai il principe di Persia me lo ha impedito. e c'era stato un ritardo in qualche modo nel conforto che Daniele aveva ricevuto. Potete leggere il capitolo 10 di Daniele versetti 12 e 13 per ricordarvi questa cosa. Quindi certamente farà di tutto per impedire, per compromettere la comunione e il nemico di Dio ha una certa libertà. Certo, è sempre sottomesso alla volontà di Dio. Vi ricordate cosa avrebbe voluto fare Satana con Giobbe, no? Però Dio non gli permise di andare oltre qualcosa. Va bene, sì, prendigli i suoi beni, sì, prendigli la sua salute, ma non toccare la sua vita. Satana ha una certa libertà e quando noi leggiamo questi passi noi dobbiamo realmente riconoscere che la nostra vita e il bene che noi vogliamo fare può essere può subire l'impedimento di Satana. D'altronde Gesù ci ha insegnato a pregare liberaci dal maligno. Se Dio tenesse lontano da noi il diavolo in modo automatico, perché noi dovremmo pregare per essere liberati dal maligno. Significa che effettivamente l'azione di Satana è reale. E questo noi lo comprendiamo. Satana agisce per impedire o compromettere la comunione, Satana si serve di tutti i modi per farlo. la lontananza fisica, la nostra distrazione, le nostre debolezze nel carattere, inganni con falsi tipi di pace o di armonia. Ogni volta che ci sono due persone che cessano di parlarsi, ogni volta che ci sono due persone che si rivolgono non la faccia ma le spalle, lì c'è una vittoria da parte del nemico. Spesse volte nelle famiglie il periodo più critico, oltre ai primi tempi del matrimonio, è quando si entra nella sesta decada, diciamo tra i 50 e i 60 anni, perché in genere questo è il periodo in cui a un certo punto i figli sono cresciuti, sono andati via di casa e tutte le energie che prima venivano convogliate per dare educazione ai figli, per garantire un futuro ai figli e che quindi in qualche modo distraevano l'uno dall'altro, si andava avanti perché c'era un progetto comune, a un certo punto, siccome i figli adesso non ci sono più, ci si trova da soli E se non si è coltivato un rapporto e una relazione negli anni precedenti ci si sente anche degli estrani e si comincia a pensare ma perché ci stiamo a fare insieme noi? Questo è quello che a volte succede ed è una vittoria del nemico. due persone che non si parlano in una stessa casa, due persone che non esprimono i loro sentimenti in una stessa chiesa e certamente la vittoria del nemico il diavolo cercherà di utilizzare qualunque mezzo pur di ottenere l'interruzione della comunione, pur di non far approfondire il senso di vicinanza e si servirà della lontananza fisica, della distrazione, delle debolezze del carattere. A volte è a causa del caratteraccio di qualcuno di noi che noi non abbiamo quel senso della comunione, ma il punto è che il caratteraccio di ciascuno di noi non è una buona ragione per non cercare la comunione e non vivere la comunione. Dobbiamo imparare a superare le difficoltà, dobbiamo comprendere che i beni che noi abbiamo ricevuto in Cristo sono più importanti Il diavolo lo fa a tutti i livelli, cercando dove c'è l'intimità, quindi nella chiesa, nella famiglia, nell'amicizia, e falleva sempre sulle nostre corruzioni. Qualcuno dice che con quella persona, con quell'uomo, con quella donna, con quel fratello, con quella sorella non si può avere a che fare. Io credo che ci sia stato una sola persona, un solo uomo al mondo che abbia potuto dire adesso viene il principe di questo mondo e lui del suo in me non ha nulla. Non è la versione della nuova riveduta. La nuova riveduta in Giovanni 14.30 traduce in un modo che si parla della potenza di Cristo perché dice che perché dice che il diavolo non può nulla contro di me, ma la migliore traduzione è che non ha nulla in me. Qui Gesù non sta parlando della sua superiorità, della potenza rispetto a Satana, questa era una cosa chiaramente dimostrata alla sua tentazione, ma Gesù qua sta parlando della sua impeccabilità, della sua santità perfetta. Il diavolo di suo in me non ha niente, lui non ha seminato mai alcun seme nel mio cuore. C'è qualcuno di voi che lo può dire? C'è qualcuno che può dire davanti al cospetto di Dio, al cospetto di Satana, tu non hai niente di tuo in me, nessuno di noi. L'orgoglio, l'ira, la pigrizia. Dovrei continuare. Non c'è bisogno, ognuno di noi conosce quanto siamo peccatori. E proprio per questa ragione, a causa delle nostre corruzioni, è necessario purtroppo che ci siano i conflitti, da dove vengono le liti tra di voi, dice Giacomo, proprio dalla corruzione che si agita nelle vostre membri. E quindi noi dobbiamo combattere e ricercare la santificazione per non cadere nelle sue trappole. Perciò, e qui ho concluso, noi dobbiamo avere grande stima e dare grande valore alle nostre relazioni. Lo sapete quali sono le vostre più grandi ricchezze? Qual è la più grande ricchezza che si possa ottenere su questa terra? Credo che la più grande ricchezza sono le nostre relazioni, la nostra famiglia, mogli, mariti, figli, genitori, la nostra chiesa sicuramente, i nostri amici, le persone alle quali vogliamo bene e che ci vogliono bene. è che un luogo di lavoro sereno, produttivo, è là dove ci sono relazioni distese e dinamiche sane, è che ciò che attira maggiormente le persone in una chiesa è la qualità delle relazioni di cui ci si avvede, ciò che la mantiene lì, anche in presenza di difficoltà. Perciò, fratelli, e questa è una parola per voi e per me, ravvediamoci del peccato della poca stima. delle relazioni nelle quali Dio ci ha posti per la sua buona provvidenza. Siamo in questa città, Dio ci ha posti qua. Non lamentatevi di Caltanissetta, non lamentatevene troppo, lamentatevi fino al punto che possiamo fare qualcosa per migliorarla. Dio ci ha dato certi vicini e per la nostra santificazione basta mormorare, dobbiamo cominciare a coltivare. Dobbiamo ripristinare le relazioni e risolvere i conflitti, se ce ne sono. Se qualcuno di voi vive dei conflitti, il dovere vostro e il dovere nostro è di fare di tutto affinché questi conflitti siano superati, siano risolti. E ci dobbiamo lanciare verso il prossimo, cercando di superare le miserie delle relazioni superficiali. Questo è il mondo in cui noi viviamo. Sempre più superficialità, sempre più leggerezza. Dobbiamo coltivare le vere amicizie, relazioni fondate sulla stima, sull'ammirazione, sulla comprensione, sul perdono, sulla libertà, sull'amore. Io ho concluso davvero. Quanti di noi si esprimerebbero come si è espresso l'Apostolo Paolo quando siamo lontani dalla nostra Chiesa? Quanti di noi sentono questo senso di mancanza? Io credo buona parte, però sappiate che se non lo sentite troppo questa è una sana sofferenza e dovete pregare signore fammi soffrire di più perché nella misura in cui noi veramente amiamo e apprezziamo il popolo di Dio noi soffriamo, l'amore è sofferenza, l'amore è sofferenza e dobbiamo quindi chiederci come mai Se ci sono delle persone che approfittano di qualunque buona ragione per starsene lontani dalla chiesa, dalle chiese, bisognerebbe domandarsi come mai. Non c'è la gioia di incontrarsi alla riunione di preghiera, non solo per pregare, ma anche per scambiare qualche chiacchiera alla fine di una giornata dove abbiamo avuto tante cose per la testa. Non c'è il piacere di trascorrere un giorno o due insieme, o una giornata magari facendo uno sforzo in più per rimanere all'agape, dare una mano e dare la nostra presenza ai nostri fratelli, o viceversa, riceverla. Non c'è il piacere di invitarsi e di invitare altri, amici, fratelli, persone, credenti, non credenti, allo scopo di condividere la verità della parola di Dio. Forse abbiamo troppi impegni, forse abbiamo troppe distrazioni. Sì, forse è così. E allora dobbiamo rassegnarci? No, dobbiamo ripristinare le giuste priorità. Forse abbiamo perso o rischiamo di perdere il romanticismo del cristianesimo. Dobbiamo ricercarlo. Perché la comunione cristiana è opera dello Spirito, non possiamo essere in comunione con quelli che non sono uniti a Cristo, veramente, ma è anche nostra responsabilità. E quindi dobbiamo pregare affinché il Dio ci benedica più abbondantemente per conoscere quest'opera dello Spirito Santo. La nostra Chiesa potrà progredire e vedere uno sviluppo soltanto a varie condizioni. Ve ne elenco alcune? Prima, dobbiamo rimanere fedeli alla verità, perché Dio onora la verità. dobbiamo mostrare al mondo che la verità in cui crediamo, non solo ci crediamo così, ma ci crediamo qui e la mettiamo in pratica. E la nostra Chiesa avrà successo, perché non sarà il nostro successo, sarà Dio che benedisce e che fa crescere. Potremmo accontentarci, in fondo siamo un discreto numero, abbiamo un bel locale, Ma c'è molto di più che possiamo fare. Possiamo crescere qui, possiamo moltiplicare il numero di chiese simile alla nostra, nella nostra regione, nella nostra nazione, ma la gente che viene a visitarci cosa vede? una buona predicazione, un'adorazione decorosa, riformata, solida, deve vedere queste cose e deve vedere l'opera dello Spirito in mezzo a noi, che crea l'amore, che crea l'armonia, che mantiene la pace, la pace vera, la stima, il rispetto, l'impegno. Fratelli, vi esorto a considerare la benedizione della comunione come uno dei più grandi doni che Dio ci ha fatto, e di coltivarla gelosamente. Signore, Padre nostro, La tua parola è una sorgente di vita per noi, di consiglio, di ammaestramento, di riprensione, di correzione, di istruzione. Ci umilia e ci consola allo stesso tempo. Ci colpisce, ci ferisce, ma ci risana anche. E noi ti ringraziamo per la tua buona parola, che questa mattina ci ricorda quanto i sentimenti facciano parte della nostra esperienza cristiana. Sentimenti verso Dio, sentimenti gli uni nei confronti degli altri, per amore di Cristo, Signore, aiutaci. a vivere e ad approfondire la nostra comunione cristiana e a goderne tutti quanti i benefici. Te lo chiediamo per amore e nel nome di Gesù. Amen. Vogliamo concludere, fratelli. Vorrei che cantassimo di nuovo insieme le ultime due strofe di chi spiegar può, magari un tono o mezzotono un po' più in alto. perché la nostra libertà e la nostra giustificazione sono la base della nostra comunione. Numero 37 dal nostro innario, 37, chi spiegar può. Le ultime due strofe, quando nel male e senza fe per me condanna non c'è più e poi qualcuno ci guiderà in preghiera prima di salutarci con la dossologia e la benedizione. Ci alziamo in piedi. quando nel male
Il beneficio della comunione cristiana
Series Prima Lettera ai Tessalonicesi
Sermon ID | 518171020211 |
Duration | 54:32 |
Date | |
Category | Sunday - AM |
Bible Text | 1 Thessalonians 2:17-20 |
Language | Italian |
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